particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: SPIRITUALITÀ]

L'ANNO LITURGICO: il Tempo Ordinario [vai] e l'evangelista Marco [vai]

icona anno liturgicoIl Tempo Ordinario
In gergo liturgico è detto Tempo per annum. È il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita.
Con la Chiesa e alla sua scuola, il cristiano si lascia condurre dalla parola di Dio per dare un significato profondo alle realtà ordinarie del lavoro, della famiglia, dell'impegno sociale. Sostenuto dallo Spirito Santo, conformerà la sua vita a quella di Cristo; con lui si consegnerà al Padre giorno per giorno fino all'approdo nel regno dei cieli dove Gesù ci ha preceduti e ci invita al banchetto delle sue nozze. Ma per realizzare tutto questo ci vuole perseveranza, santità di vita e il non aver mai perso di vista la meta definitiva. Lo Spirito sostiene, verifica e incoraggia.

Il Tempo Ordinario è diviso in due periodi: dal giorno seguente la celebrazione della festa del Battesimo di Gesù fino al Mercoledì delle Ceneri e dal giorno dopo la Pentecoste fino ai primi vespri dell'Avvento.
L'atteggiamento che la comunità è tenuta ad avere è chiaro: nello scorrere della vita di ogni giorno, senza particolari sussulti, il cristiano è invitato a verificare la sua esistenza sulla parola di Dio. Egli è chiamato (1ª parte) a rispondere all'invito del Signore Gesù "Vieni e segui me!" e a scoprire (2ª parte) che cosa vuole Dio da lui. La chiamata è al tempo stesso personale e comunitaria.
E' un tempo di attesa e di speranza; da qui la scelta del verde quale colore liturgico.

In questo quadro d'ordinaria amministrazione e sempre vigile attenzione per non smarrire la meta definitiva e vera, la Chiesa vive le tappe e le situazioni vissute da Gesù condotta per mano dai percorsi dei vangeli sinottici di Matteo (il cammino del discepolato, anno A), di Marco (prima scoperta di Gesù, anno B), e Luca (l'annuncio degli evangelizzatori, anno C).
Al seguito di questi maestri e con piccoli interventi tratti dall'evangelista Giovanni, il bagaglio del Tempo Ordinario si fa ricco e variegato di sviluppi: c'è il percorso dei discepoli, ci sono i detti di Gesù, ma ancora ci sono una galleria di figure bibliche, di similitudini e parabole e di discorsi del Cristo entro cui la Chiesa e il cristiano si muovono e fanno sempre più approfondita conoscenza di Gesù fino a giungere alla gloria definitiva nel regno del Padre. Ci sono però anche tutta quella miriade di santi e di testimoni che hanno vissuto con radicalità la loro vita al seguito di Cristo e che la Chiesa ci propone come battistrada e guide sicure per arrivare più velocemente alla meta.

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san marcoL'evangelista Marco
Ebreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante.
Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo.
Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco il cui vero nome era Giovanni usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò.

Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagne del Tauro, Giovanni Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà e se ne tornò a Gerusalemme.
Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo.
Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco, che desideroso di rifarsi della figuraccia, volle seguirli di nuovo ad Antiochia; quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo non fidandosi, non lo volle con sé e scelse un altro discepolo, Sila e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.
In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro salutando i cristiani dell’Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio, l’apostolo parlò di lui, inviando i suoi saluti e quelli di “Marco, il nipote di Barnaba” ai Colossesi; e a Timoteo chiese nella sua seconda lettera da Roma, di raggiungerlo portando con sé Marco “perché mi sarà utile per il ministero”.
Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: “Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi”.

Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch’egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro, senza elaborarla o adattarla a uno schema personale, cosicché il suo Vangelo ha la scioltezza, la vivacità e anche la rudezza di un racconto popolare.
Affermatosi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò in un primo momento il suo discepolo e segretario, ad evangelizzare l’Italia settentrionale; ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e dopo averlo lasciato, s’imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: “Pax tibi Marce evangelista meus” e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.
Secondo un’antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d’Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.

L'evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un'altra come martire, ad Alessandria d'Egitto, sotto l’imperatore Traiano (53-117); fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.
Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l’anno 72, secondo gli “Atti di Marco” all’età di 57 anni; ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo, ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.
Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell'828 nella città della Venezia.
Redazione da: www.santiebeati.it

Il Vangelo di san Marco
Dei quattro vangeli, quello di Marco è il più antico e il più breve (non riporta i racconti dell'infanzia né alcuni discorsi); per molto tempo fu poco studiato e ancor meno usato ufficialmente dalla Chiesa; recentemente è invece oggetto di un vivo e rinnovato interesse. La riforma della liturgia ne propone all'insieme del popolo cristiano la lettura quasi integrale attraverso il ciclo festivo B.

Contrariamente alle apparenze iniziali e a una certa opinione, Marco non è un vangelo facile da decifrare; è molto più composito e pieno di intenzioni di quanto si possa pensare. Noi abbiamo qui la prima traccia attualmente disponibile del genere “vangelo”, cioè la prima visione teologica su Gesù, attraverso l'evocazione della sua vita.
Questa presentazione ‘storica’ non deve trarre in inganno il lettore. Sebbene Marco riferisca un buon numero di fatti autentici, egli non è propriamente né un reporter, né un semplice storico, ma anzitutto e prima di tutto un teologo. Egli riferisce questo o quel ricordo o azione solo per evocare il mistero di Gesù. Prima di cogliere alcuni aspetti della cristologia di Marco, è necessario ricordare l'origine e il piano del suo vangelo.
Secondo la più antica tradizione (Papia, verso il 140), questo vangelo fu composto da Marco, che si fece interprete di Pietro, il primo dei Dodici.

Sant'Ireneo (secolo III) precisa che Marco lo redasse a Roma, dopo la morte di Pietro, ma secondo i ricordi che aveva raccolto dall'apostolo. Queste indicazioni permettono di datare il vangelo di Marco intorno al 70, probabilmente un po' dopo questa data: Pietro morì nel 64 circa; secondo il capitolo 13 del vangelo, sembra che Marco fosse a conoscenza della distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70.
Chi è Marco? Sempre secondo Ireneo, sarebbe quel Giovanni soprannominato Marco di cui parla il libro degli Atti. La prima comunità cristiana di Gerusalemme si riuniva in casa di sua madre (12,12). Egli è compagno di missione di Barnaba (di cui è cugino, secondo Col 4,10) e di Saulo (12,25), da cui presto si separa (13,13); sarà l'occasione della rottura fra Paolo e Barnaba (15,37-40). Lo ritroviamo menzionato a fianco di Paolo (Col 4,10.24) e di Pietro (1 Pt 5,13).
Secondo queste informazioni, si può concludere che Marco è un Giudeo, abitante di Gerusalemme. Dopo la sua conversione a Gesù Cristo, egli partecipò alle prime missioni cristiane in paesi pagani. Da alcuni particolari del suo vangelo ci si accorge che egli conosce bene le usanze giudaiche e si rivolge a lettori che le ignorano, i cristiani provenienti dal paganesimo (cf p. es. 7,3-4, 12,42; 15,16).

Il piano del Vangelo
Per capire le intenzioni di un autore, è sempre utile sapere come ha ordinato il suo materiale per farne un'opera. Ebbene, noi scopriamo immediatamente la ricchezza di Marco e anche la sua raffinatezza, perché il suo vangelo è strutturato in diversi modi, a seconda dei diversi punti di vista da cui lo si considera.
Da un punto di vista generale, è classico ricordare che tutto questo vangelo è costruito come un'unica salita di Gesù dalla Galilea a Gerusalemme. È il piano che Matteo e Luca a loro volta riprenderanno. Da questo punto di vista, il versetto 10,1 segna una rottura sottolineando che Gesù lascia definitivamente la Galilea e i paesi pagani attigui, in cui ha svolto la sua missione fin dall'inizio, per prendere la via di Gerusalemme, dove entrerà trionfalmente, sarà condannato dalle autorità giudaiche, morirà e risusciterà. In tale prospettiva, l'attenzione alle indicazioni geografiche date da Marco ci farà ben presto scoprire che esse non sono topografiche, ma che, in realtà, rivelano intenzioni teologiche.

Si può anche pensare a un'altra struttura a partire dai titoli dati a Gesù dagli uomini. Da questo punto di vista il vangelo di Marco parte dall'affermazione iniziale: Gesù è il Cristo (cioè il Messia) e il Figlio di Dio (1,1) per giungere anzitutto all'affermazione di Pietro nella scena centrale di Cesarea di Filippo: «Tu sei il Cristo» (8,29) e culminare con quella del centurione romano ai piedi della croce: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio» (15,39).
La maggior parte delle attuali edizioni di Marco propone strutture a cui ci si può utilmente riferire, ricordandosi però che nessuna è del tutto soddisfacente.
Redazione da: www.elledici.org - www.culturacattolica.it - www.corsobiblico.it

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