particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: SPIRITUALITÀ/celebrazioni]

SCUOLA DI PREGHIERA: Pregare con il cuore
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Quarta lezione

foto folla La Parola del Maestro
In quel tempo una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti suoi averi senza alcun vantaggio, anzi peggiorando.
Udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.

Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi  mi ha toccato il mantello?”. I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?”. Egli intanto guardava attorno per vedere colei che aveva fatto questo.
E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male”
(dal Vangelo secondo Marco 5, 25-34)

Riflessione
Credere significa semplicemente questo: vivere nell’impegno costante di essere come Dio mi vuole.
Credere perciò è mettersi all’ascolto di Dio nella coraggiosa fiducia di lasciarci dire da Lui chi dobbiamo essere, ed una volta accettato questo modello di vita, metterci in cammino per scolpirlo giorno per giorno nella pietra grezza e talvolta dura della nostra esistenza.
Questo paziente lavoro di scultura vuole che dal blocco marmoreo della mia vita siano tolti quei frammenti superflui che imprigionano la mia vera forma, ossia il capolavoro della mia esistenza. Come un artista sapiente, mi metto di fronte i piani di Dio come un modello da conoscere e seguire, e mi libero via via di tutto ciò che nella mia vita a Lui dispiace ed è in dissonanza con quanto egli stesso desidera che io viva e realizzi nella mia vita.
Ma come faccio a capire cosa devo togliere dalla mia esistenza? Il vero problema è che spesso mi pare che tutto sia a posto in me, che nulla sia da cambiare e tanto meno da buttare, che insomma vado bene così, che sto a posto e che al massimo se c’è qualche problema in me è solo perché ho gli altri intorno che con la loro presenza ed il loro agire suscitano in me inquietudini, preoccupazioni, tensioni.
foto scultore

Pregare è arrivare ad essere nudi davanti a Dio.
Nasciamo nudi, è nella nudità che entriamo nel mondo, i vestiti e le coperture le mettiamo dopo e ci servono per sopravvivere. Non parlo solo dei vestiti che indossiamo per ripararci dal freddo o trovare fresco refrigerio in estate. Parlo di quelle maschere che spesso indossiamo, che ci servono per affrontare meglio la lotta della vita, maschere che ormai aderiscono così intimamente alla nostra pelle al punto che neppure ci accorgiamo che sono un corpo estraneo e sovrapposto al nostro volto, una barriera costruita che nasconde la nostra identità più profonda.

Pregare è essere nudi perché la nudità è il nostro stato primordiale ed è la nudità amorosa l’inizio dell’estasi dell’incontro nella gioia. Abbiamo vergogna della nostra nudità ed abbiamo paura di restare nudi. Uno dei sogni più angoscianti che ci sia è quello in cui ti ritrovi a camminare nudo per le strade ed in mezzo alla gente, ed alla fine quando ti svegli sospiri sollevato scoprendo che è stato solo un terribile sogno.

Davanti a Dio ad a me stesso posso però riappropriarmi della mia nudità che nulla ha a che fare con ciò che noi designiamo come volgare o sporco. Davanti a Dio posso liberarmi di quelle maschere e di quelle storture che sono presenti in me e che senza accorgermene diventano causa di dolore per me stesso e per gli altri. Le maschere ci difendono ma anche ci opprimono, e dove c’è oppressione non c’è vera gioia. L’aggressività che difende la nostra debolezza, quella che racchiude la paura fragile di essere usati, invasi, ripetutamente allagati dal non rispetto o dal tradimento altrui, se da una parte tiene distanti e segna i nostri confini difesi con fermezza, d’altra parte suscita in noi il dolore della solitudine e del giudizio altrui.

Vogliamo dunque fare verità dentro di noi. Vogliamo conoscerci per correggerci. Devo conoscermi per convertimi.
Amare significa conoscere e nella Bibbia l’amore intimo e profondo, quello che tiene uniti uomo e donna per generare nuova vita, quell’amore viene definito come “conoscenza”. Voglio conoscermi per poter amare. Se non mi conosco non mi amo e se non amo me stesso, se non so accogliermi con umile libertà dinanzi a me stesso ed a Dio, non posso amare il fratello che ho di fronte. Molte volte l’incapacità di amare l’altro nasce dal tumulto che stride e lotta dentro il mio cuore, dal non amore che covo dentro di me contro me stesso.

La tappa che dunque vogliamo vivere oggi ed in tanti altri momenti della nostra vita è quella del pentimento. Pregare infatti è anche pentirsi.

foto preghiera5

Noi non abbiamo un buon rapporto con il pentimento perché pentirsi lo intendiamo come il toccare con mano un nostro fallimento ed a nessuno piace questa parola “fallimento”.
Pentirsi per noi è ritrovarsi nel fondo, è schiumare fango, è sentirsi ultimo, povero, più in basso di tutti.
Lottiamo una vita intera per emergere, per essere qualcuno, per uscire vittoriosi da questa lotta in cui siamo stati sbattuti dentro senza chiederlo, questa lotta che è la vita. Sentirci chiamare per nome un difetto, scoprire di aver sbagliato, riconoscere un errore è l’esperienza più amara che ci possa essere. Non amiamo pentirci perché viviamo male il rapporto con il nostro limite impegnati come siamo per negarlo, per superarlo, per sbarazzarcene.
E se pentimento fosse anche sinonimo di libertà e di riconciliazione profonda con noi stessi? Se pentimento fosse il riconoscere quei tarli che ci sbranano e ci svuotano ogni giorno il cuore? E se una volta scoperti fossimo finalmente liberi?

Vogliamo vivere la preghiera di pentimento dando al pentimento anche questo significato di scoperta di quei meccanismi interni che generano in me sofferenza e per riflesso seminano sofferenza intorno a me. Questo pentimento è il punto di partenza per una vera libertà e schiude al Cristo la via del nostro cuore per entrarvi e liberarci come Salvatore e Redentore.

L’uomo è costituito da tre principi.
Ha un corpo e dunque ha un principio biologico. L’uomo ha una ragione ed una psiche, e dunque ha anche un principio psichico ed infine l’uomo è uno spirito e questa è la sua sfera spirituale. In ognuna di queste zone ci sono dei punti d’ombra, degli ambiti disordinati che possono danneggiare la condotta morale di fronte a Dio.

Mettiamo da parte la sfera del corpo anche se non sempre i suoi mali non intaccano la moralità dell’uomo. Quante volte infatti un dolore fisico, un problema del corpo ha ripercussioni sulla ragione e sullo spirito di una persona! Quante volte il non abitare in pace il proprio corpo porta a disordini che toccano la mente, il cuore e le azioni di una persona!
Avviciniamoci soprattutto ai mali della nostra psiche, a quei modi sbagliati di ragionare e di vedere noi stessi ed il mondo, modi sbagliati perché condizionano il nostro comportamento morale deviandolo dall’obiettivo più nostro che è quello di diventare ciò che Dio desidera che giungiamo ad essere.
Se ci avviciniamo alla sfera della nostra psiche sono cinque i mali che in essa possono annidarsi e che causano problemi gravi di sofferenza personale. Essi sono l’odio, la paura, il senso di colpa, il senso di inferiorità, il vittimismo.

foto paura

Questi mali sono così ben nascosti in noi tanto che sono celati a noi stessi dietro dei paraventi che vengono chiamati “meccanismi di difesa”. I meccanismi di difesa sono come un antidoto a questi mali che abbiamo dentro di noi, un antidoto elaborato da noi stessi e che purtroppo non è una buona medicina per la cura di questi mali.
Un “meccanismo di difesa” è il negare un male di cui soffriamo, oppure giustificare il nostro male, oppure proiettarlo sugli altri vedendo con antipatia qualcuno che altra colpa non ha che fungere da specchio per noi riflettendo e facendoci vedere cose di noi che a noi stessi non piacciono.
Altro meccanismo è la reazione violenta ed aggressiva, che è un po’ come un attacco di difesa contro tutto ciò che stana il nostro male e che noi invece non vogliamo riconoscere per la paura che scoprire e toccare con mano la nostra miseria, possa essere un’esperienza sconvolgente e devastante. E’ un po’ come se dicessimo “profondamente so di essere povero, cerco di non sentire questa povertà, di non vederla, di stordirmi la mente per non prenderne contatto, e tu dunque non farmela vedere perché starei troppo male nel riconoscerla. Dunque se tu mi induci a vedere la mia miseria, poiché io non voglio vederla, ti allontano, ti caccio, ti distruggo!”.

Povero il nostro corpo che racchiude una psiche che soffre di questi mali! Noi non siamo a compartimenti stagno. Il benessere dello spirito alleggerisce la mente e rende florido il corpo, la serenità psicologica aiuta la guarigione, un corpo curato con equilibrio rasserena mente e spirito
Dunque una psiche che soffre fa soffrire anche il corpo: emicranie, cervicali, gastriti, coliti, disturbi della respirazione, problemi di postura, acne, sono alcuni dei disturbi del corpo scatenati dalle zone d’ombra del nostro spirito.
Ai piedi della croce vogliamo fare verità su noi stessi, pentirci come riconsegnarci alla nostra verità, pentirci come sgretolamento di quegli ostacoli che ci impediscono di camminare danzando verso Dio.
Ti offro delle domande per aiutarci a riconoscere i nostri mali e portarli tutti ai piedi della Croce perché il Sangue del Signore li lavi e li renda fecondi come le rose germogliano dalla terra.

ODIO
Quando sono offeso voglio vendicarmi?
Critico sempre gli altri e vedo solo l’errore ed il male delle persone e delle cose?
Mi faccio bello sugli altri?
Godo delle disgrazie altrui?
Godo delle brutte figure degli altri?
Sono apprensivo ed impaziente?
Opprimo chi è più debole di me?
Amo avere gente sottomessa a me?
Godo nell’umiliare o nel mettere a posto gli altri?
Do la colpa delle mie difficoltà agli altri?
Ho la convinzione che gli altri ce l’abbiano con me?
Sospetto degli altri? (che mi prendano in giro, che sparlino, che tramino contro di me?)
Ho pregiudizi su qualcuno?
Sono sospettoso e geloso?
Sono incline al sarcasmo, all’ironia provocatoria?
Sono aggressivo?
Sono intollerante verso le persone che la pensano diversamente da me?

PAURA
Quando mi viene dato un incarico tendo a ritirarmi?
Sono tentato di lasciar perdere qualcosa quando il proseguirla diventa impegnativo?
Sono timido davanti a superiori e persone importanti?
Quando sono contestato taccio o so esprimere la mia posizione e le mie motivazioni?
Ho paura di dipendere dagli altri?
Rifiuto la collaborazione con gli altri?
Preferisco star da solo?
Le brutte figure sono un dramma per me?
Cerco sempre di essere rassicurato, sostenuto, approvato dagli altri?
Il futuro mi fa paura?
Ho il timore che possa succedere qualcosa a me o ai miei cari?

SENSO DI COLPA
Credo che in me ci sia qualcosa non perdonata?
Nel mio passato c’è qualcosa che non ho mai manifestato a nessuno?
C’è un ricordo di un errore mio dal quale cerco di distogliere il pensiero quando mi sovviene?
Faccio o sento di fare cose contrarie alla mia natura, alle mie convinzioni, alle mie scelte di vita?
Sento amarezza per errori e torti commessi in passato?
Se mi io dicessi a me stesso “perdonami…” cosa viene fuori dal mio cuore?

SENSO DI INFERIORITA’
Sono troppo suscettibile alle critiche ed ai confronti degli altri?
Critico gli altri dei difetti che io stesso ho?
Mi butto giù con facilità?
Do molta importanza alla bella figura ed al primeggiare?
Umilio facilmente chi è inferiore a me per età, esperienza, posizioni familiari e lavorative?
Penso che gli altri siano ed abbiano sempre di più rispetto a me?
Sento di valere per me stesso o solo se me lo confermano gli altri?

VITTIMISMO
Mi lamento di non essere compreso?
Ho paura di essere scartato e non stimato?
Parlo spesso di ingiustizie o torti veri o immaginari che ho ricevo?
Penso di essere una persona sfortunata e non dotata?
Ho difficoltà a riconoscere i miei meriti e le mie risorse?
Dipendo nel bene e nel male dal giudizio degli altri?

foto adorazione  Esercizio pratico di preghiera
Hai riconosciuto i tuoi mali, ora mettiti alla presenza di Dio. Sei davanti alla Croce, all’amore crocefisso. Chiedi allo Spirito che ti faccia entrare nel mistero della croce.
Signore sono qui davanti a te…Signore sono qui con i miei mali…Signore sono qui con i miei errori…Signore sono qui con il mio dolore…Signore sono qui con la mia rabbia…Signore sono qui con la mia miseria….Signore sono qui con il sentirmi inutile e poca cosa….”

Stai davanti alla Croce e le tue mani sono vuote. Hai solo i tuoi mali dentro di te, e li deponi dinanzi ad essa. Fa tue le parole dei poveri che incontravano il Maestro “Gesù, Figlio di Davide abbi pietà di me!…Signore se vuoi puoi guarirmi!…Ricordati di me quando sarai nel tuo regno!…Credo, aiutami nella mia incredulità!…Signore che io sia guarito!…Non sono degno che tu entri nella mia casa ma di soltanto una parola e sarò salvo!…Se solo riuscissi a toccare il lembo del tuo mantello!…

Accompagna col il ritmo del tuo respiro l’invocazione : “Signore Gesù, abbi pietà di me che sono peccatore!”.

Ascolta cosa ti dice l’Amore crocefisso…Ti giudica? Ti condanna? Ti accusa? Ti rifiuta?…La scrittura si apre e ti dice: “Se anche i tuoi peccati fossero rossi come porpora io li renderò bianchi come la neve…Di amore eterno ti ho amato…Per le sue piaghe noi siamo stati guariti…Solo per un momento ho girato altrove il mio volto…Ti fisso e ti amo….Non voglio la morte del peccatore ma che si converta e viva…Venite a me voi tutti affaticati ed oppressi…Chi ha sete venga a me e beva: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno…ho compassione perché sei come una pecorella senza pastore…figlio ciò che mio è tuo…sono venuto perché tu abbia la vita e l’abbia in abbondanza…sii guarito…non ti condanno va e non peccare più…Io sono con te sempre…mi ami tu?

Avvicinati alla Croce e vivi questo incontro tra il tuo male ed il suo amore che perdona.

Recita il salmo 102
Benedici il Signore anima mia,
dal profondo del cuore lodo il Dio Santo.
Benedici il Signore anima mia,
non dimenticare tutti i suoi doni.
Egli perdona tutte le mie colpe,
guarisce ogni mia malattia.
Mi strappa dalla fosse della morte,
mi circonda di bontà e di tenerezza.
Mi colma di beni nel corso degli anni,
mi fa giovane come un’aquila in volo.
Il Signore agisce con giustizia,
vendica i diritti degli oppressi.
Ha rivelato i suoi paini a Mosè,
le sue opere al popolo di Israele.
Il Signore è bontà e misericordia,
è paziente, costante nell’amore.
Non rimane per sempre in lite con noi,
non conserva a lungo il suo rancore.
Non ci tratta secondo i nostri errori,
non ci ripaga sentono le nostre colpe.
Come il cielo è altro sulla terra,
così è grande il suo amore per chi gli è fedele.
Come è lontano l’oriente dall’occidente,
così egli allontana tutte le nostre colpe.
Come è buono un padre con i figli,
così è tenero il Signore con i suoi fedeli.
Egli sa come siamo fatti,
non dimentica che sino polvere.
I giorni dell’uomo durano come l’erba
Ma l’amore del Signore dura in eterno.

Ed ora affidati a Maria. Lei la Madre che sorregge ti prenderà per mano e ti aiuterà a camminare verso il Signore. Dedicale con tutto il tuo cuore la preghiera dell’Ave Maria.

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