particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: SPIRITUALITÀ/tempo liturgico]

Il Tempo di Avvento e il Tempo di Natale nei commenti patristici

icona russa Eusebio di Cesarea
Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle. In tale tempo, infatti, quando avverrà il compimento della vita mortale e passerà la scena di questo mondo, secondo la parola dell’Apostolo, avverrà all’improvviso la nuova era. Al posto di tutti i luminari visibili che fanno luce nel mondo precedente, da allora in avanti risplenderà e apparirà il nostro Salvatore, Capo e Astro, e si stabilirà come Re del nuovo mondo.
Sarà tanto grande la potenza della sua divinità e insuperabile la sua gloria, che il sole presente, la luna e gli altri luminari che sono nel cielo saranno nascosti per la vicinanza con il Luminare più potente e saranno coperti dalla sua gloria.

Le potenze dei cieli saranno sconvolte. Quando sopraggiungerà infatti il Figlio di Dio con potenza e molta gloria, quando starà per rendere inoperosa la tirannide empia e superba del figlio della perdizione con la manifestazione della sua presenza, e quando starà per consumarlo con lo spirito della sua bocca, allora le potenze dei cieli saranno sconvolte; quando gli spiriti celesti e divini e gli esseri angelici che sono liturghi di Dio e che scortano il Figlio di Dio si faranno presenti insieme a lui, allora si adempirà la parola: Alzate, o principi, le vostre porte, ed entrerà il re della gloria (Sal 23,7). E dove entrerà se non nel nuovo mondo?
Lo stesso Salvatore insegnò a supplicare affinché tale regno giunga rapidamente, ordinando di dire nella preghiera: "Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra".
Passando così le cose corruttibili e corporee, sopraggiungeranno quelle intellegibili e celesti; quando il regno che non si può scuotere darà inizio al mondo che non passerà più, ed avrà esistenza la nuova terra secondo il profeta che ha detto: Ci sarà un cielo nuovo e una terra nuova, che io farò perché rimanga al mio cospetto, dice il Signore (Is 55, 17).

Quando queste cose cominceranno ad accadere, sollevate il capo e levate le vostre teste. Dice queste cose ai discepoli, non come se essi fossero destinati a vivere e rimanere in vita fino alla consumazione del mondo, ma parlando a noi e a loro come facenti parte di un solo corpo, insieme anche a coloro che in seguito crederanno in lui, fino alla fine del tempo, e che a causa sua furono umiliati nella vita presente. Allora certo, ottenendo le promesse nelle quali sperammo, noi, un tempo incurvati, solleveremo la testa, e noi, prima umiliati, alzeremo i nostri capi.
Quella infatti sarà la nostra redenzione attesa con impazienza, quella che anche tutta la creazione attende con impazienza, secondo l’insegnamento apostolico, e che, anche Paolo, aspettando, geme, mentre compie il suo servizio alle parole di salvezza.

Opportunamente certo dice: E allora vedranno il Figlio dell’uomo che viene in una nube nella gloria. Mettila a confronto con la profezia di Daniele (cfr. Dn 7, 13), attraverso la quale è contemplato il Figlio dell’uomo e la nube e il regno che gli sarà dato. Allora però un solo profeta portavoce di Dio, per lo spirito divino, contemplava ciò che stava per accadere; ma nel tempo della consumazione del mondo tutti, come dice il Salvatore, lo vedranno venire nella nube con una grande potenza apportatrice della vita e della luce del nuovo mondo, e con molta gloria, la gloria evidentemente della divinità paterna.
E quando accadranno queste cose? Quando saranno compiuti i tempi delle genti. Quando sarà passato il tempo stabilito già definito per le genti, allora ci saranno i segni del compimento del mondo.

State attenti a voi stessi che non accada che i vostri cuori siano appesantiti dall’ebbrezza. Ammonisce i discepoli ad essere sempre pronti, preparati per la sua venuta, riguardo alla quale egli stesso, esortando noi tutti, diceva parole di insegnamento; ordina di essere sobri e di vigilare, e di vegliare per tutta la notte della vita mortale, per il fatto che a nessuno è noto il momento della fine.
Ma voi, certo, dice, dovete guardarvi dal peso che viene da quaggiù, affinché possiate essere sobri, perché non sopraggiunga su di voi imprevisto il giorno, riguardo al quale il santo Apostolo ci esorta scrivendo: Fratelli, sappiate con certezza, che il giorno del Signore viene come un ladro nella notte. E quando diranno: pace e sicurezza, allora improvvisa giungerà su di loro la rovina. Ma voi non siete nelle tenebre, affinché tal giorno vi sorprenda come un ladro. Tutti voi infatti siete figli della luce e figli del giorno (1Ts 5, 2).
Dobbiamo dunque vigilare non solo per la venuta senza rumore e inaspettata del padrone, ma anche a causa del ladro che ci insidia. Il ladro è il momento della fine di ciascuno oppure anche l’angelo che deve ricevere l’anima di ciascuno. Infatti la presenza del Signore sopraggiungerà come un laccio su tutti coloro che sono sulla terra: quelli che staranno attenti a se stessi saranno salvati, come gazzelle dalle corde e come un uccello dal laccio; quelli invece appesantiti dall’ubriachezza, sonnecchianti in un torpore mortale, cadranno in un inaspettato pericolo.
Vegliate dunque pregando in ogni tempo. Accordandosi a queste parole l’Apostolo diceva: Perciò prendete l’armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto, stare saldi. State dunque saldi, cinti i vostri fianchi nella verità (Ef 6, 13).
(Dai Commentari su Luca, cap. 21 passim)

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S. Agostino
Il mondo passa, come passano i suoi desideri; ma chi avrà fatto la volontà di Dio, resterà in eterno (1 Gv 2, 16) come Dio stesso rimane in eterno. Perché non dovrei amare ciò che Dio ha fatto? Ebbene scegli: vuoi amare le cose temporali ed esser travolto dal tempo insieme con esse? Non preferirai forse odiare il mondo e vivere in eterno con Dio? La corrente delle cose temporali ci trascina dietro di sé: ma il Signore nostro Gesù Cristo nacque come un albero presso le acque di un fiume.
Egli assunse la carne, morì, risorse, ascese al cielo. Volle in questo modo mettere le sue radici presso il fiume delle cose temporali.
Tu sei trascinato con violenza dalla forza della corrente? Attaccati al legno. Ti travolge l’amore del mondo? Stringiti a Cristo. Per te egli è comparso nel tempo, proprio perché tu divenissi eterno. Anch’egli si è sottomesso al tempo, ma per restare eterno. Si è inserito nel tempo, ma senza staccarsi dall’eternità. Tu invece sei nato nel tempo, e sei diventato schiavo del tempo a causa del peccato. Tu dunque sei diventato schiavo del tempo a causa del peccato; egli invece si è sottomesso al tempo, per esercitare la misericordia nel perdono dei peccati.

Quale differenza tra il reo e chi è venuto in carcere per visitarlo anche se queste due persone rimangono insieme nel carcere! Uno venne un giorno a visitare l’amico ed ambedue sembravano dei carcerati. Ma grande è la differenza che passa tra di loro, che rimangono assai diversi. II processo imminente riempie di angoscia il primo, mentre un senso di umanità ha guidato il secondo.
Così nella nostra condizione mortale: noi eravamo in carcere a causa di un reato ed egli, mosso da misericordia, è sceso fino a noi; è venuto a trovare, in veste di redentore, chi era prigioniero. Non è venuto come aguzzino.
Il Signore ha versato per noi il suo sangue, ci ha redento, ha rinverdito la nostra speranza. Mentre portiamo ancora con noi la carne mortale, possiamo pensare che certamente possederemo l’immortalità futura; mentre ancora siamo sballottati dai flutti del mare, già gettiamo verso terra l’ancora della speranza. Ma non dobbiamo amare il mondo e le cose del mondo. Esse sono: le cupidigie carnali, la cupidigia degli occhi, l’ambizione degli onori mondani. Sono tre realtà di fronte alle quali nessuno dica: non è opera di Dio tutto ciò che è nel mondo? Non sono opera di Dio il cielo, la terra, il mare, il sole, la luna, le stelle, ornamento dei cieli?
Ed i pesci non sono l’ornamento del mare? Così dicasi per la terra degli animali, degli alberi, degli uccelli. Queste realtà sono nel mondo e le ha fatte il Signore. Perché allora non dovrei amare ciò che Dio ha fatto?
Lo Spirito del Signore ti aiuti a vedere realmente queste cose buone; ma guai a te se amerai le creature ed abbandonerai il Creatore. Queste cose ti appaiono belle ma quanto più bello sarà l’autore della loro bellezza? Cercate di comprendermi, fratelli carissimi. I paragoni possono servire ad istruirvi, onde Satana non vi tragga in inganno, mettendovi davanti questa obiezione.

Nelle creature di Dio non vi è altro che bene; non per altro egli le avrebbe create che per arrecarvi del bene. Molti si lasciano persuadere a loro perdizione e dimenticano il Creatore e quando delle creature si fa un uso smodato si reca offesa al Creatore. Di costoro dice l’Apostolo: Onorarono e servirono le creature invece del Creatore che è benedetto nei secoli (Rm 1, 25).
No! Dio non ti proibisce di amare le sue creature, ma ti proibisce di amarle allo scopo di ottenere da esse la felicità. Non è proibito invece accettare ed ammirare le creature per amare il Creatore.
Fratelli, ponete che uno sposo fabbricasse l’anello destinato alla sposa e questa amasse di più l’anello che non il suo sposo che lo costruì; forse che attraverso quel dono non risulterebbe che la sposa ha un cuore adultero anche se essa ama ciò che è dono del suo sposo? Certo essa ama ciò che ha fatto il suo sposo, ma se dicesse: a me basta il suo anello e non mi interessa affatto di vedere lui, che sposa sarebbe mai costei? Chi non detesterebbe la sua insulsaggine? Chi non porrebbe sotto accusa quest’animo da adultera?
Invece del marito, tu che sei la sua sposa ami l’oro, ami un anello; se tali sono i tuoi sentimenti da amare un anello invece del tuo sposo e lui non vuoi neppure vederlo, significa che egli ti ha dato questo dono in caparra non per possederti ma per perderti. Lo scopo per cui un fidanzato offre un dono come caparra, è di assicurarsi l’amore della sposa, per mezzo di quel dono. Dio ti ha dunque dato le cose create ma perché tu amassi chi le ha fatte. Egli ti vuole dare assai di più, cioè vuole darti se stesso. Ma se avrai amato le cose, pur fatte da Dio, se avrai trascurato il loro Creatore per amare il mondo, il tuo non può essere giudicato altro che un amore adultero.
Dai Trattati sulla prima lettera di Giovanni, 2, 10-11)

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S. Leone Magno, papa
Dobbiamo attaccarci per sempre ai beni eterni, e usare invece dei beni temporali solamente di passaggio; così a noi, che peregriniamo e ci affrettiamo a tornare in patria, qualsiasi forma di benessere in questo mondo serva come cibo per il viaggio, non come attrattiva di una fissa dimora. Per questo il beato Apostolo ci predica: Il tempo è breve; ormai chi ha moglie, sia come se non l’avesse; e chi piange, come se non piangesse; e chi gode, come se non godesse; e chi compera, come se nulla possedesse; e chi usa di questo mondo, come non ne usasse: passa infatti la figura di questo mondo (1Cor 7, 29 ss).
Ma da ciò che blandisce con la bellezza, l’abbondanza e la varietà non ci si allontana facilmente, se in tale bellezza non si ama il Creatore delle realtà visibili piuttosto che la creatura; egli, dicendo: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, e tutte le tue forze (Mt 22, 37), esige che noi non ci sciogliamo in nulla dal vincolo del suo amore. E unendo a questo precetto quello dell’amore per il prossimo ci propone l’esempio della sua bontà, perché noi amiamo ciò che egli ama e operiamo come egli opera. Infatti, pur essendo noi campi coltivati da Dio, edifici innalzati da Dio (1 Cor 3, 9), e quantunque né chi pianta sia qualcosa, né chi irriga, ma colui che dà la crescita, Dio (1 Cor 3, 7), egli esige in tutto la prestazione del nostro servizio e vuole che noi siamo dispensatori dei suoi doni, perché così chi porta in sé l’immagine di Dio fa la volontà di Dio. Per questo nella preghiera del Signore pronunciamo le parole sacratissime: Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra (Mt 6, 10). Con queste parole, che altro chiediamo se non che Dio assoggetti a sé chi ancora non gli è soggetto, e faccia gli uomini in terra servi della sua volontà come lo sono gli angeli in cielo? Chiedendo ciò, amiamo Dio e amiamo il prossimo: unico è in noi e non distinto l’amore, quando desideriamo che il servo serva e che il Signore regni.
(Dal Sermone 90, 1-3)

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