particolare della vetrata dell'abside della parrocchia foto del papa Giovanni Paolo secondo che incorona la statua della Madonna "La Parrocchia è una casa di fratelli, resa accogliente dalla Carità"
Giovanni Paolo II alla Comunità di Torre Spaccata

Diocesi di Roma
S. MARIA REGINA MUNDI
Padri Carmelitani della Provincia Italiana
[sei in: CULTURA/primo piano]

PRIMO PIANO: un argomento per discutere e confrontarsi nel FORUM parrocchiale
L'educazione è cosa di cuore (S. Giovanni Bosco)

follaNon si può educare se non si è ottimisti.
Non si può educare se non si è convinti che educare è possibile.
Ma è anche vero che qualche volta, davanti all’insuccesso, si perde fiducia in se stessi ed si è tentati di lasciare tutto.

Nella lettera che ha scritto alla Chiesa di Roma, il Papa esprime così la difficoltà di educare: “Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile.
Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative.
Si parla perciò di una grande "emergenza educativa", confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita.
Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato.
Si parla inoltre di una "frattura fra le generazioni", che certamente esiste e pesa, ma che è l'effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori.
Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare?”

In questo spazio invitiamo gli educatori a dirci la loro.
Ai sacerdoti, i genitori, gli insegnanti,  i catechisti: oggi è ancora possibile educare?
Quali riflessioni vi suscita la lettera del Papa?
Raccontateci le vostre esperienze, gli insuccessi e i successi.

Ai genitori chiediamo: quando siete in difficoltà, a chi vi rivolgete?
Quale aiuto può darvi la comunità cristiana?
Ai giovani chiediamo: come giudicate i vostri educatori?
In un’altra sezione del nostro sito, potete trovare documenti che vogliono aiutare la riflessione e il confronto.

messaggio del 10 dicembre 2008:

Quando si parla di educazione, idealmente il nostro pensiero va al rapporto genitori-figli, insegnanti-studenti, sacerdoti-fedeli ecc.
L'educazione è qualcosa di più, in qualche modo, anche di diverso. Mi riferisco a una specifica mentalità di cui tutti dobbiamo riappropriarci se desideriamo superare il "rischio educativo" del nostro tempo.
L'educazione, intendo dire, non è riservata solo ai giovani ma a noi tutti! Il fatto che abbiamo già alle spalle la nostra formazione non ci impedisce certo di educarci ulteriormente o perlomeno di vagliare riflessivamente la nostra educazione. Questa deve essere vera, cioè corrispondente all'essere umano. Per quanto in un uomo l'educazione si esprima e si fletta in modo diverso, sostanzialmente siamo tutti accomunati per avere un "cuore". Il cuore dell'uomo è uno: il mio come il tuo, ed è il medesimo
cuore di chi vive lontano da noi, in altri Paesi o continenti.
La prima preoccupazione di un'educazione vera e adeguata, è di educare il cuore dell'uomo così come Dio l'ha fatto.
Educare, sempre a mio avviso, non equivale a impartire nozioni di vuoto moralismo, dove si assimilano passivamente regole, corrispondenti a tante "istruzioni per l'uso", restando soffocati da norme che ultimamente ci rendono schiavi.
La morale - e il termine non deve incutere timore -, non è nient'altro che continuare l'atteggiamento in cui Dio ci crea, comportarci secondo un fine che conserva l'ordine naturale delle cose e che conosciamo per inclinazione altrettanto naturale; inclinazione, però, che richiede educazione, riflessione e maturazione.
Solo questa coerenza, che ha come solido fondamento la Legge eterna che è nella Creazione, permette all'uomo di vivere "originalmente" di fronte a tutte le cose e nel rapporto con esse.
Per costruire una società nuova sono fondamentali due cose: vivere nel nostro ambiente il cristianesimo che è proposta a tutta la vita, almeno come ipotesi di lavoro. Portare in questo lavoro una apertura, una libertà di spirito che ci permetta di esprimere in modo vivo il nostro cristianesimo, di tradurlo in forme magari nuove, abbandonando la forma vecchia con la prontezza e l'agilità cui accenna Gesù, quando nel Vangelo (Mt 9,16) dice che il cristianesimo e la vita che Egli ha portato è come un vino sempre nuovo e non si mette il vino nuovo negli otri vecchi, nè si prende il panno nuovo e lo si mette sull'antico, perchè allora ...peior scissura fit, cioè andrebbe peggio di prima.
Massimiliano Tedeschi

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